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Cosa c’entrano le streghe, un Santo e un liquore a base di noci?

A questa strana Trinità abbiamo dedicato questo articolo, con il desiderio di risvegliare tradizioni sopite e di far conoscere miti e leggende legati ad una bevanda tra le più famose d’Italia: il liquore di noci.

L’estate è alle porte e con essa arriva anche la tradizionale notte di San Giovanni Battista, la notte più corta dell’anno, quella del 23 giugno.

Questa è una data cara agli amanti del liquore di noci perché è in questa giornata che ha inizio il rituale con cui già anticamente si produceva il questa bevanda.

In questa notte, sacro e profano si uniscono e prende vita una festa antica, in cui si celebra il principio del periodo più luminoso dell’anno, si ringraziano gli dei protettori e si celebrano riti propiziatori.

Tra tutte le credenze legate a questa notte magica, la raccolta delle noci verdi di San Giovanni, resta la più affascinante.

La raccolta delle noci nella notte di San Giovanni

I liquori di noci nascono così, con la raccolta delle noci durante la notte di San Giovanni, quella tra il 23  il 24 giugno.

Tra le tante credenze esistenti, oggi si presta folcloristicamente il fianco a quella secondo cui in questa notte le streghe erano solite danzare intorno ad un grande albero di noci.

Alcune leggende lo collocano a ridosso di una chiesetta abbandonata vicino lo Stretto di Barba, tra Benevento e Avellino. Altre nei pressi di Piano delle Cappelle, una località del Parco della Majella.

Geografia a parte, la leggenda vuole che le streghe usassero il mallo delle noci per creare le loro pozioni che erano talvolta elisir d’amore, talvolta incantesimi vendicativi.

Per difendersi da queste stregonerie, le persone dovevano raccogliere i frutti di San Giovanni Battista, il Santo decapitato proprio da una strega: Salomé, la figlia di Erode.

Da questa lotta nasce la tradizione del nocino, la cui ricetta parte proprio dalla raccolta dei frutti acerbi in questa notte magica.

Perché una tradizione misteriosa sia considerata tale, ha bisogno di un certo numero di stranezze.

Per questo la raccolta delle noci di San Giovanni non può essere fatta da chiunque, bensì solo da donne a piedi scalzi che salgono sugli alberi e staccano manualmente i frutti verdi dall’albero.

Una volta raccolte, le noci devono restare una notte a bagnarsi con la rugiada per poi iniziare con la preparazione del digestivo.

La tradizionale preparazione del liquore di noci

Una volta che i frutti verdi sono raccolti dagli alberi e che hanno trascorso la notte all’aperto, sono pronte per le prime fasi di lavorazione.

In verità, non c’è una vera e propria lavorazione, perché sin dai tempi antichi il nocino si otteneva mediante l’infusione dei malli acerbi in alcool e con l’aggiunta poi di ingredienti naturali e zucchero.

In particolare, sempre secondo la tradizione, si devono raccogliere noci verdi in numero dispari, generalmente 23.

Una volta trascorsa la notte, devono essere tagliate in quattro parti e inserite in un contenitore di vetro con dell’alcool.

Così, i malli devono macerare e il giorno dopo si possono aggiungere gli altri ingredienti, come chiodi di garofano, cannella e scorsa di limoni.

Bisogna mescolare una volta al giorno fino al 3 agosto, data a partire dalla quale si filtrerà il tutto e si potrà aggiungere lo zucchero.

La bevanda così ottenuta non è ancora un nocino pronto per essere consumato. La tradizione infatti vuole che si debba aspettare la notte che precede la festa di Ognissanti, il 31 ottobre, prima di poterne gustare tutto il sapore.

Il nocino in Italia

Questo famoso digestivo non è un’esclusiva italiana, lo si può trovare infatti in diversi Paesi europei.

Come spesso accade per le cose antiche, le sue origini non sono del tutto certe.

Sono stati rinvenuti su dei documenti tracce di una usanza della Britannia, dove si celebrava la notte del solstizio d’estate sorseggiando una bevanda ottenuta da noci e frutta.

Altre fonti vedono i Galli innamorati di un liquore di noci che aveva il potere di dare forza e vigore a chi lo beveva.

È probabile che dalla Francia l’usanza di preparare il liquori a base di noci sia arrivata nel nostro Paese, trovando in Padre Giuseppe Ronchi un ottimo interprete. 

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